Disabilità. Iniziamo dalle parole

 

Data di aggiornamento: Dicembre 2021

 

Indice

Un nuovo approccio alla disabilità. Prefazione di Giampiero Griffo

Premessa

un po' di storia

La convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità

in Europa

in Italia

Suggerimenti

Bibliografia

“Le parole sono contenitori. Dentro, c’è la vita. Ci sono le persone.
Con la loro dignità. […] Oggi, sfruttiamo le parole, le usiamo fuori
dal loro contesto, le carichiamo di violenza e, soprattutto, dimentichiamo
che al centro di ogni comunicazione ci sono le persone, non le parole,
che hanno un nome, una storia e, soprattutto, il diritto a essere rispettate”

Franco Bomprezzi

 

“Le parole sono lo specchio dei nostri atteggiamenti e delle nostre
convinzioni e per questo motivo è fondamentale utilizzare quelle giuste.
Nessuno vorrebbe essere identificato sulla base della propria disabilità.
La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità
sollecita l'adozione di misure atte a combattere gli stereotipi relativi alla
disabilità; è pertanto importante fare attenzione ed evitare di utilizzare
stereotipi negativi o un linguaggio stigmatizzante”

Linee guida interne per una comunicazione inclusiva al SGC
Segretariato generale del Consiglio dell’Unione europea

 

La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità ci insegna che la disabilità non è una caratteristica dell’individuo insita in una patologia o in una menomazione, ma è il risultato dell’interazione tra persone con deficit fisici, mentali, cognitivi o sensoriali e un’organizzazione sociale che ne limita attività e possibilità, ponendo sulla loro strada barriere ambientali e comportamentali.
Con questa pubblicazione l’Agenzia dà avvio a un percorso per ragionare sulla disabilità. L’obiettivo è sviluppare nuove consapevolezze e contribuire a contrastare gli ostacoli culturali e gli atteggiamenti ostili e stigmatizzanti che si muovono attorno alla disabilità.
I passi da percorrere, anche in Agenzia, per assicurare alle colleghe e ai colleghi con disabilità piena partecipazione sul posto di lavoro sono molti, e la pandemia, con le misure di contenimento del contagio che ne sono conseguite, ha peraltro limitato le iniziative interne rivolte all’inclusione e ad accrescere l’accessibilità.
Questa iniziativa vuole rappresentare dunque una ripartenza. Iniziando dalle parole, che sono la veste dei nostri pensieri.
Alla base, c’è la volontà di rendere il nostro ambiente lavorativo sempre più positivo, inclusivo, partecipato ed efficiente, in grado di accogliere ogni diversità.
Un luogo in cui ci si sente a proprio agio, rinforzando l’orgoglio di appartenere a una organizzazione che, nel perseguire interessi fondamentali per la vita del Paese, ritiene essenziale l’apporto di ciascuno.

Ernesto Maria Ruffini
Direttore dell'Agenzia delle entrate

 

Gestire la disabilità sul luogo di lavoro richiede di mettere in campo una pluralità di azioni che hanno come sfondo un profondo cambiamento. Va infatti abbandonata la prospettiva dell’inserimento delle persone con disabilità come mero obbligo normativo, per abbracciare la cultura dell’inclusione e della valorizzazione delle capacità di cui ogni individuo è portatore nell’organizzazione.
Fondamentale è l’impegno a favorire la piena ed effettiva partecipazione delle persone con disabilità alla vita lavorativa su una base di uguaglianza. La linea di azione è tracciata dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che parla di pari opportunità, accessibilità e “accomodamenti ragionevoli”, contrasto a discriminazioni, stereotipi e pregiudizi e, non ultimo, di riconoscimento del contributo delle persone con disabilità nell’ambiente lavorativo.
In questo breve lavoro, che dà attuazione al Piano Triennale di Azioni Positive adottato dall’Agenzia, parleremo di come il concetto di disabilità si sia evoluto nel tempo e di quanto siano cambiate, nel corso degli anni, anche tutte le parole per descriverla.
Perché un clima organizzativo inclusivo, in cui diversità e pari opportunità possano essere considerate facce della stessa medaglia, passa anche per un uso più consapevole del linguaggio.
Le parole che scegliamo, infatti, possono trasformarsi in ponti in grado di creare relazioni costruttive basate sul rispetto e sulla fiducia. E modi per prenderci cura gli uni degli altri.

Carlo Palumbo
Vicedirettore e Capo Divisione Risorse